Emozioni, fantasia, musica
La (ri)composizione del nostro vissuto
Quanto siamo in grado di comprendere gli effimeri, transitori, fulminei eventi che percorrono il nostro campo visivo e lasciano, di sè, un dagherrotipo sfumato nel nostro spirito?
Poco, nulla, almeno finchè la lente non si allontana, col tempo, recuperando il fuoco e regalando nitore ai contorni sfrangiati, opachi e fluidi di ciò che abbiamo vissuto, summa imprendibile di concreti fatti e ribollenti portati emotivi. E nel presente, l'unico mezzo per sorvolare leggiadri questa contraddizione senza deformarla – violentarla! - è la fantasia. Che stempera, lenisce, disinnesca. Dissolve i vincoli, carezzevole.
In fondo siamo i diari di noi stessi, fogli sgualciti dalla vita su cui viene inscritto senza fine un racconto composito, ingannevole e inebriante. E noi, mentre lo stilo scrive, ci tuffiamo senza posa in vicende che non capiamo, travolti dal sentire e assordati da un rumore emozionale di cui non sappiamo cogliere l'armonia di fondo.
Rileggendoci ritroviamo il filo, ricomponiamo la vita, diamo carburante spirituale ai muscoli delle gambe su cui ci flettiamo per spiccare un nuovo salto nel buio infinito. A ritroso nel tempo, però, si va con fatica, sfrondando l'inutile – pur senza mai aver certezze sulla sua natura - remando contro una corrente con presa flebile, fiaccata dal logorio che il tempo, la saggezza, i tuffi infiniti ci consegnano inevitabilmente.
E per questo, sul sentiero inverso della riscoperta, della comprensione, della riappropriazione, saliamo su carri temporali inattesi – l'aura degli oggetti, il profumo ancestrale delle immagini, i dardi veloci della musica. La musica, ecco, macchina del tempo per eccellenza, capace di riportare sulla nostra pelle non sensazioni analogiche, nella nostra mente non frammenti di una cronaca, bensì, nelle nostre membra tutte, i brandelli squisitamente carnali, densi e tangibili della vita trascorsa. Non ricordiamo. Riviviamo. Perchè l'emozione si ripete, vergine e squassante.
La musica rigenera, in noi, e riproietta, noi. Flette entrambe le linee del tempo: quella del passato, che si allontana indietro, quella del futuro, lanciata senza posa in avanti. Le congiunge, magneticamente, in un matrimonio estremo e generatore di vecchi sussulti e nuove prospettive. Ciò che è vecchio immenso perchè mitico, ciò che è nuovo immenso perchè evolve.
E in questo, la musica, diviene codice universale, linguaggio trasversale, diretto, istintuale e tragicamente incisivo, raccordo principe di vissuti che si possono congiungere, nelle loro nuove vesti di consapevolezza, fondendosi, scambiandosi gli umori dell'anima, regalandosi nuovi orizzonti.
Perchè quando giungo accanto all'altro, e gli sfioro la mano, se gli offro una canzone, essa sarà la mia voce ancor più che la mia voce stessa.
(C) 2010, Diego K. Pierini |