Divino complesso d’Edipo
Umberto Galimberti sui reality show: “Da spettatori ci consegnano la prerogativa che era propria dell’occhio di Dio, che scruta l’interiorità di ciascuno di noi.” [da "L'ospite inquietante", 2007]
Se la grande evoluzione tecnologica ci offre la capacità generativa, essa ci rende onnipotenti. Se la telepresenza viriliana ci replica e potenzia il nostro sguardo, dilatando il visus e restringendo gli spazi, essa ci rende onnipresenti. Se il voyeurismo dei reality ci offre la vista dell’interiorità, ci mostra ciò che solo l’occhio di Dio vedeva, esso ci rende onniscienti. Assassinio metafisicamente edipico, invidiosi abbiamo ucciso Dio.
E mi chiedo oggi: se non avessimo generato un Dio antropomorfo, a noi simile e tremendamente superiore, complesso, invidia, uccisione, sarebbero forse esistiti? Avremmo avuto desiderio, bisogno, necessità di sconfiggerlo invadendo il campo delle sue possibilità?
E’ Dio il traguardo, più che il motore, della nostra parabola d’esistenza?
Senza Dio, senza un Dio a noi omologo e comparabile, nessun traguardo di perfezione. Nessuna rettitudine cosmica, nessuna frustrazione inevitabile, nessuna rottura dell’umano per trascendere attraverso la distorsione.
Nessuna aberrazione mefistofelica.
Diego K. Pierini |